Mi piaceva farla ridere | Tema di Davide, 11 anni

Traccia: “Una famosa casa editrice pubblicherà presto la tua autobiografia. Scrivi alcune pagine particolarmente significative del tuo libro. Rispetta le caratteristiche del genere letterario di riferimento”.

Nell’estate del 2007 avevo nove anni. Io e la mia famiglia stavamo passeggiando in riva al mare; nel mentre, chiacchieravamo.

Fu lì che parlammo per la prima volta di affido. La mamma ci spiegò cos’era l’affido: si trattava di prendersi cura di un bambino fino a quando non si fosse trovata una famiglia genitore disposta ad adottarlo.

Ognuno si fece le proprie idee sull’argomento. Mia sorella era entusiasta, io e mio fratello un po’ dubbiosi. I miei genitori non davano segnali di ciò che pensavano; mi pareva, comunque, che fossero disposti a fare questa esperienza.

Dopo quell’estate non ne parlammo più tanto frequentemente; qualche volta, però, l’argomento rispuntava. Dopo circa un anno dalla nostra prima chiacchierata, i miei genitori andarono a una serie di incontri a tema affido. Dopo gli incontri, confermarono la disponibilità della nostra famiglia ad accogliere un bambino in affido. Nel frattempo, infatti, mio fratello si era convinto e anche io ero favorevole: mi ero lasciato trascinare dall’entusiasmo di mia sorella.

Dopo due mesi dal quando i miei genitori diedero disponibilità di affido, mia madre mi venne a prendere a scuola e mi disse che quella sera sarebbe arrivata una bambina a casa. Io non potevo stare a casa ad aspettarla perché dovevo andare a un allenamento di calcio. Durante quell’allenamento non riuscivo a stare concentrato: ero molto curioso e felice!

Quando tornai a casa vidi il lettino che aveva preparato mio padre. Guardai dentro, ma la bambina non c’era. Pensai che fosse stato tutto uno scherzo. Poi però guardai meglio: la bambina era minuscola, aveva un mese ed era completamente avvolta dalle coperte. Vedevo soltanto il suo piccolissimo viso. Si chiamava M.

In poco tempo scoprimmo molte cose su di lei. Alcune volte andavamo a casa di mio cugino che aveva anche lui pochi mesi e i due giocavano insieme. Mi ricordo che mi piaceva moltissimo farla ridere e quando ci riuscivo mi divertivo quasi più io di lei. Le ero molto affezionato perché ero l’unico della famiglia a non aver mai avuto fratelli o sorelle più piccoli di me, quindi mi piaceva molto stare con lei.

L’unico ricordo negativo che ho di quel periodo sono i momenti in cui pensavo che M. non sarebbe rimasta per sempre con noi. Nove mesi dopo scoprimmo che una famiglia avrebbe adottato M.. In quei giorni ogni volta che la facevo ridere diventavo un po’ triste al pensiero che non avrei più sentito quella risata.

Un giorno incontrammo i nuovi genitori: era una coppia giovane e molto simpatica. Pian piano mi convinsi che sia noi che M. eravamo stati molto fortunati a non avere un periodo di affido troppo lungo, altrimenti lo stacco sarebbe stato ancora più difficile.

M. ci salutò dopo dieci mesi dal suo arrivo. Successivamente, i genitori di M. ci mandarono una e-mail in cui ci chiedevano di andarli a trovare: fu un incontro bellissimo. M. aveva quasi imparato a camminare e ci riconobbe subito. Dopo questo incontro non incontrammo più M., ma i suoi genitori continuarono a mandarci delle foto della bambina.

Questa esperienza è stata molto bella e M. ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore.

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